La dermatite da contatto: la più classica quella che compare indossando un gioiello, ma anche uno shampoo può procurare guai…

Quando si parla di dermatite da contatto, s’intende un’irritazione della pelle che trova la sua ragion d’essere tramite il contatto tra la pelle e una sostanza irritante.

La dermatite da contatto si presenta sostanzialmente con due meccanismi:

  • DIC (Dermatite da contatto irritante): in questa forma l’organismo reagisce in maniera graduata riguardo all’entità del contatto con la sostanza irritante. Il meccanismo d’insorgenza delle lesioni è soprattutto di tipo irritativo chimico-fisico.
  • DAC (Dermatite allergica da contatto): nella quale solo una quota dei soggetti esposti va incontro alle lesioni che possono estendersi – anche assume oltre la sede di contatto. In questa forma gioca un ruolo molto maggiore la suscettibilità individuale ed entrano in campo meccanismi immunologici ben definiti (ipersensibilità ritardata di IV tipo).

In realtà l’aspetto delle lesioni, dal punto di vista clinico, è simile sebbene la prima si presenti per lo più in forma eritematosa o eritemato-squamosa, mentre la seconda assume un quadro eritemato-vescicoloso.

Le sostanze chimiche responsabili delle dermatiti da contatto sono numerose. E qualsiasi sostanza può essere responsabile di una DAC, ma il potere allergizzante varia moltissimo al variare della struttura chimica di quella sostanza.

Esistono poi fattori che favoriscono il processo di sensibilizzazione:

  • Fattori predisponenti individuali che in sostanza comprendono i fattori genetici.
  • Fattori predisponenti locali come ad esempio fenomeni occlusivi [guanti di gomma, scarpe e medicazioni chiuse] e fenomeni irritativi cronici che danneggiano lo strato più esterno della pelle (strato corneo), come traumi ripetuti, continui lavaggi con saponi comuni e l’esposizione ad alcali forti.

La sensibilizzazione allergica da contatto si realizza con un percorso in più tappe:

  • Penetrazione della sostanza nell’epidermide e suo legame con le strutture proprie della pelle.
  • Attivazioni di particolari gruppi di cellule deputate alla difesa immunologica (linfociti T, cellule del Langerhans) che si moltiplicano nei linfonodi più prossimi alla lesione.
  • Ritorno di questi elementi cellulari alla pelle con produzione e liberazione in sito di sostanze mediatrici del danno (citochine).

Il processo di sensibilizzazione dura dai 14 ai 21 gg. Mentre se quella zona cutanea è già sensibilizzata, lo scatenamento della reazione avviene nelle 24 – 48 ore successive. Oltre al meccanismo precedente esiste anche un altro modo che procede più direttamente con l’attivazione delle cellule della pelle stessa stimolandole a produrre sostanze irritanti tramite la liberazione di mediatori chimici (es.: TNF-α e IL-1). Una volta innescato il meccanismo poi la DAC procede secondo schemi ben stabiliti e conosciuti con una manifestazione iniziale di chiazze arrossate (eczema rubrum): in questa fase il processo si può arrestare e regredire oppure aggravarsi con comparsa sulle chiazze di numerose vescicole. In seguito alla rottura delle vescicole si passa alla fase di eczema essudante che evolve in croste. In tutte queste fasi non sono rare le sovrapposizioni infettive.

PATCH TEST

Ovviamente diventa importante, nella diagnosi della dermatite, individuare l’agente responsabile mediante l’effettuazione del patch test con una serie standard di apteni (così sono chiamati gli allergeni in questa particolare forma di allergia). Le sostanze da testare il più delle volte sono disperse in vasellina, altre in acqua, a una concentrazione ben determinata. Esse sono applicate sulla pelle per mezzo di un adesivo destinato a mantenere una perfetta occlusione cutanea e sono mantenuti sulla pelle per un tempo ben determinato (in genere 72 ore). Si procede poi alla lettura del patch test che è da considerare positivo nel caso sia presente, in corrispondenza della sede della sostanza, rossore (eritema), gonfiore (edema), e vescicole, con la tendenza a debordare. In caso si sospetti l’intervento delle radiazioni ultraviolette nel modificare la struttura dell’antigene sospetto si esegue il foto-patch test con applicazione della sostanza in esame ed esposizione ai raggi ultravioletti.

PREVENZIONE

La prevenzione più efficace della DAC si basa sull’allontanamento dell’agente causale, e delle sostanze che lo contengono. Inoltre è consigliato l’uso di creme barriera e di guanti. In seguito sono riportati alcuni esempi per fornire indicazioni per l’identificazione della sostanza responsabile della dermatite allergica da contatto in base alla localizzazione delle lesioni. Esempi:

Cuoio capelluto: cosmetici per capelli, tintura per capelli

Zona Periorbitale: cosmetici per occhi, liquido per lenti a contatto, piante a trasmissione aerea

Labbra: rossetto, dentifricio, farmaci topici, alimenti, stick per labbra

Orecchie: orecchini, gocce auricolari

Ascelle: deodoranti, antitraspiranti, tessuti, coloranti dei tessuti, prodotti depilatori

Mani: tutti gli agenti da contatto

Tronco: indumenti, accessori, cerniere, bottoni, reggiseno, corsetti, cosmetici e lozioni, farmaci topici

Gambe: indumenti, farmaci

Piedi: scarpe, antitraspiranti

Zona perianale: farmaci topici per prurito o per emorroidi, carta igienica, alimenti, spezie

Polsi, decoltè: braccialetti, collane

Sede retroauricolari: occhiali con montatura di metallo

Piedi: scarpe

Neppure i neonati o i bambini possono sottrarsi a questa patologia. Di seguito sono riportati alcuni esempi:

Inguine: pannolino

Labbra: succhiotto

Diffuso: creme (es. al mentolo), saponi profumati, creme o lozioni abbronzanti  e/o proteggenti, coloranti per tessuti, tessuti.

etc

Quali sono le sostanze più frequentemente in causa?

  • Possono ritrovarsi come componenti di shampoo, saponi, cosmetici, dopobarba, gioielli, farmaci, o indumenti. Si può inoltre incorrere in reazioni allergiche sul posto di lavoro poiché gli allergeni sono frequenti nei materiali per pulizia, nelle carte, negli inchiostri, nei disinfettanti, nei materiali per edilizia e nei prodotti in gomma.
  • Deve essere usata estrema cautela anche verso alcune piante che possono provocare diffuse fito-dermatiti. Per esempio le piante che appartengo alla famiglia delle Composite (Es.: camomilla, carciofo, cicoria, indivia, girasole)

NICHEL SOLFATO

In assoluto, la sostanza che più spesso si riscontra come agente responsabile nelle DAC è il Nichel solfato. Nella normativa europea EN 1811:2011 si emanano regole precise che tendono limitare l’impiego della sostanza in alcuni oggetti destinati ad entrare in contatto diretto e prolungato con la pelle. Il Nichel solfato, il Potassio-Bicromato e il Cobalto-Cloruro sono composti altamente reattivi che, una volta penetrati nella pelle, danno inizio, attraverso azioni complesse, ad una cascata di reazioni di tipo immunologico che evolve nella DAC. Per cui è indispensabile prestare molta attenzione agli oggetti elencati di seguito specialmente se di dubbia provenienza e di poco prezzo:

Orecchini, collane, braccialetti e braccialetti da caviglie, casse di orologi da polso, cinturini e chiusure di orologi, bottoni metallici, ganci di collane, chiusure lampo, spille, anelli, medaglioni e targhette identificative, occhielli metallici delle scarpe e occhiali applicati a stretto contatto con la pelle.

Anche le monete metalliche possono rappresentare un’elevata sorgente di nichel, in special modo i centesimi di euro.

Attenzione anche ai cosmetici perché contengono, seppure in minima quantità questa sostanza.

Da ricordare che il nichel presenta una elevata concentrazione in alcuni alimenti (*) che, secondo alcuni autori, potrebbero determinare  la comparsa della cosiddetta “SNAS” (Sindrome da Allergia Sistemica da Nichel) con eruzioni cutanee (eczema generalizzato o episodi di orticaria-angioedema) e/o sintomi gastrointestinali.

Dal punto di vista clinico la DAC da Nichel-solfato i sintomi dovuti alla sensibilità al nichel si accentuano durante la stagione estiva e nei climi caldo-umidi.

(*) Alimenti: cacao, cioccolato, noci, nocciole e arachidi, legumi, liquirizia, asparagi, spinaci, cipolle, funghi, kiwi, pomodori e broccoli.

(a cura dell’Allergologo della Cittadella Socio Sanitaria di Cavarzere, il Dottor Valentino Querzoli)

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